Gli tolgono l’indennità da disabile, va all’Inps e minaccia una strage

Il presidente dell’associazione invalidi: “Non è un caso isolato”

Da “Il giorno”

Attimi di panico l’altra mattina nella sede Inps di via Cesare Battisti. A scatenarlo un uomo disperato che si è presentato sorretto dalle sue stampelle e con le gambe quasi scheletriche. Dopo aver prenotato il colloquio con un operatore e atteso il proprio turno, non appena il malcapitato ha appreso che l’indennità di accompagnamento che percepiva gli era stata tolta, non ci ha visto più. Appoggiando sul tavolo un asciugamano con dentro qualcosa di pesante, probabilmente un’arma, si è messo ad urlare: “Qui faccio una strage”. Una minaccia che ha ovviamente molto spaventato l’impiegata incaricata del caso, che ha reagito gridando. L’uomo non è stato da meno. Sentendo le urla, anche il direttore Mauro Saviano è intervenuto, ma per sedare gli animi è stato necessario chiedere aiuto alla guardia giurata sempre presente in ufficio, che ha accompagnato fuori il disabile, senza richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Un episodio isolato o piuttosto frequente? “Non proprio isolato – risponde il presidente della sezione pavese dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili (ANMIC), Antonio Valdi – perchè i parametri necessari per il riconoscimento di un’indennità sono più rigidi adesso. Non tutti i disabili ne hanno diritto: uno deve effettivamente dimostrare di non essere in grado di attendere alle faccende quotidiane. Quindi anche tra coloro che in precedenza l’avevano ottenuta possono esserci persone che non possiedono più i requisiti”. Non “miracolati”, semplicemente disabili che riescono a barcamenarsi, nonostante l’handicap o che hanno superato un cancro.

Delle circa quattro mila persone chiamate a revisione solo un 3% si è visto sospendere l’indennità da quattrocentottanta euro mensili. “In provincia abbiamo percentuali bassissime rispetto al resto d’Italia e anche alla Lombardia. – aggiunge Valdi – E non di rado ricorriamo contro i provvedimenti di sospensione, vincendo. Su cento ricorsi presentati novanta hanno esito positivo”. Spesso basta non portare davanti alla commissione medica esaminatrice la corretta documentazione oppure non riuscire a presentarsi alla visita perchè bloccati a letto per vedersi sospendere l’erogazione. “Che spesso viene visto come un sussidio – aggiunge il presidente dell’ANMIC – mentre è un’integrazione economica per assumere una badante, adeguare il veicolo o sottoporsi a particolari cure. Per questo motivo i pazienti oncologici che ricevono l’indennità per il periodo della chemioterapia, quando migliorano glielo sospendono e non prendono bene questa decisione. Ma è la legge. Come nel caso degli affetti da sindrome di Down, non tutti hanno diritto all’indennità”. Ma secondo il presidente del comitato provinciale dell’Inps Antonio Floriano, però, “spesso si scaricano sull’Inps, fase terminale di una serie di operazioni, responsabilità che l’Inps non ha”.