“Dopo di noi” il nulla: appena 30 euro al mese per i disabili

 La tanto sbandierata legge stanzia 55 milioni, il resto sono detrazioni per i redditi alti

Da “Il fatto quotidiano” di lunedì 20 giugno 2016

Il governo dà. Poco. Il governo toglie. E spesso prende a chi ha meno, per donare a chi ha di più. Il vizio è sempre lo stesso.

Con la legge “dopo di noi”, la tanto sbandierata norma per il sostegno a chi ha gravi disabilità, approvata in via definitiva alla Camera la settimana scorsa, la maggioranza ha messo a disposizione di chi non è autosufficiente, e non ha più i genitori ad a occuparsi di lui, davvero pochi spiccioli. Di fatto le poche risorse, 90 milioni l’anno sulla carta (ma in realtà, come vedremo, molto meno), sono le stesse già messe a bilancio alla fine del 2015 nella legge di Stabilità. E la notizia ha conquistato i titoli dei maggiori quotidiani. Oltretutto di questi 90 milioni, l’anno prossimo chi ha un reddito basso ne vedrà meno della metà, a beneficio di quanti, pur vivendo la stessa difficoltà, almeno hanno un cospicuo patrimonio o possono permettersi una polizza vita.

L’obiettivo della legge è quello di “garantire benessere, inclusione sociale e autonomia alle persone con disabilità grave, non determinata dal naturale invecchiamento” e prive di sostegno familiare “in quanto mancanti dei genitori o perché gli stessi non sono in grado di fornire l’adeguato sostegno”. L’intento dunque è nobile, peccato che gli strumenti siano discutibili. Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dovrà mettere a disposizione 90 milioni di euro all’anno; le risorse però così come prevede la “dopo di noi” per i prossimi tre anni dovranno essere suddivise tra le Regioni, che lavoreranno alla realizzazione di servizi di assistenza, cura e protezione di chi resta solo e non è autosufficiente, e il Fisco, con lo scopo di sostenere detrazioni sulle polizze e nuove agevolazioni tributarie per i genitori con buone disponibilità economiche.

Per la precisione nel 2016, solo perché non si fa in tempo a inserire già nell’anno in corso di sgravi fiscali sulle dichiarazioni dei redditi, i 90 milioni finiranno tutti agli enti locali; nel 2017 alle Regioni andranno 38,3 milioni di euro, mentre i restanti 51,7 serviranno per gli sconti fiscali; e nel 2018, infine, 56,1 milioni saranno stanziati per i servizi, 33,9 per gli sgravi ai contribuenti più facoltosi.

A beneficiare di più di questa nuova legge, alla fine, sono le persone che ne avrebbero meno bisogno. La prima agevolazione fiscale, per esempio, è la detrazione Irpef per le polizze vita, cioè quelle sul rischio di morte del genitore, purché il premio sia destinato alla tutela delle persone con disabilità grave: il bonus passa da 530 a 750 euro. Le compagnie di assicurazione, ovviamente, ringraziano. Chi una polizza non può permettersela, no. La Ragioneria di Stato ha calcolato che dovrebbero accedervi solo i contribuenti con un reddito di almeno 20.000 euro lordi.

Non solo. Il provvedimento introduce la possibilità di costituire un trust, un atto fiduciario con cui si sceglie quando si è ancora in vita chi e come gestirà il patrimonio che verrà ereditato dal proprio figlio se affetto da gravi disabilità. Il passaggio di beni mobili e immobili e di fondi speciali, in questo caso, sarà esentato dal pagamento delle imposte di successione e donazione. Anche questa volta, però, a beneficiarne saranno in pochi: lo sconto che vale circa 20 milioni di euro in tre anni, secondo la Ragioneria di Stato, sarà sfruttato da 1.430 persone con un patrimonio di circa 1,5 milioni di euro.

Giusta o sbagliata che sia questa legge ha almeno un merito. Portare alla ribalta un esercito di invisibili: bambini e adulti incapaci di bastare a se stessi, di soddisfare in autonomia i bisogni essenziali della propria esistenza: muoversi, mangiare, vestirsi, prendersi cura di se.

Secondo l’Istat, nel 2014 gli individui che hanno percepito l’indennità di accompagnamento, cioè sono stati riconosciuti in condizione di gravità dalle ASL competenti, erano più di 1,8 milioni di individui e tra loro circa 540 mila avevano meno di 65 anni. Di questo mezzo milione di persone la metà (269 mila individui) vive come figlio con uno o entrambi i genitori. Per 89 mila di loro il rischio di restare soli è ancora più grande, dal momento che vivono con mamme e papà anziani, mentre 52 mila sono già soli.

“Per fare quadrare i conti, la platea di chi potrebbe usufruire di questa legge è stata ridotta a 150 mila persone”, spiega la deputata del Movimento 5 Stelle, Giulia Di Vita, che insieme al sui gruppo parlamentare ha votato contro. “L’intento della norma è buono, ma le risorse messe a disposizione sono pochissime. A regime ci saranno 55 milioni di euro all’anno, 30 euro al mese per ogni persona da assistere. Inoltre, ogni regione si muoverà in modo differente ampliando le disuguaglianze tra cittadini. Sono anni, infatti, che aspettiamo la definizione dei Livelli Essenziali delle prestazioni sociali per superare le differenze di trattamento dei pazienti su base territoriale.”