Invalidi troppe revoche in provinvia

Le associazioni FAND e ANMIC pronte a dare battaglia contro gli interventi sempre più drastici dell’Inps.

Da “La Provincia Pavese”

L’invalidità revocata al bambino di dieci anni è la goccia che fa traboccare il vaso. “Siamo preoccupati. – spiega Antonio Valdi, presidente dell’ANMIC pavese, associazione invalidi civili – Le proposte di revisione della spesa pubblica redatte dal commissario straordinario Paolo Cottarelli prevedono interventi pesanti sulla spesa per le invalidità civili. Nel mirino soprattutto l’indennità di accompagnamento”. Da marzo sono aumentate – è un dato FAND (Federazione nazionale disabili) pavese – le revisioni (e le revoche) anche per chi aveva fatto ricorso e aveva ottenuto il riconoscimento grazie ad una sentenza. Un giro di vite è stato dato anche sulla legge 104, che accorda permessi lavorativi retribuiti e congedi straordinari. Si stima che in provincia di Pavia gli invalidi, a vario titolo, siano più di venticinque mila (solo l’Inps è in possesso di un dato ufficiale) e che quelli con invalidità superiore al 74% sono circa sette-otto mila. “Abbiamo la sensazione che i disabili stiano diventando come il personale in esubero nella pubblica amministrazione. – commenta Valdi – Con una differenza: per la pubblica amministrazione è prevista la mobilità, per i disabili c’è la miseria. Inoltre nella nostra provincia le restrizioni previste ora dalla Spending review sono già applicate. Ci auguriamo non ci sia una recrudescenza ulteriore”. Il telefono dell’ANMIC, in viale Libertà, squilla senza tregua. “Sono persone con l’invalidità che, come il bambino a cui è stata tolta l’indennità di frequenza scolastica o il giovane uomo cieco senza accompagnamento, vengono private di un diritto. E chiedono aiuto per capire come agire” spiegano in ufficio.

“Non bisogna perdere di vista la ratio della legge – dice Valdi – che non era di natura economica, ma il riconoscimento di un diritto a persone che si trovano in una condizione particolare. I più colpiti dalle revoche sono in questo momento i malati oncologici”.

Tanti i casi che l’ANMIC sta seguendo. Un sessantenne si sta curando per un tumore alla prostata, vive solo e ha bisogno di assistenza infermieristica costante. Una giovane madre, con il marito disoccupato, sta combattendo contro un linfoma. Per loro la commissione ha stabilito, sulla base dei nuovi parametri, che l’indennità non è necessaria in quanto sono in grado di soddisfare le esigenze di cura primaria: lavarsi, vestirsi e farsi da mangiare. Un’autonomia sul filo del rasoio. E molto precaria.