Eva uccisa dal cancro a 40 anni: il “sì” al compagno prima dell’addio

Le nozze celebrate a casa nel giorno del suo compleanno, il giorno prima di morire. Sportiva e impiegata dell’Anmic: “Era paladina dei disabili”

Da “La Provincia Pavese” dell’8 maggio 2020

PAVIA. Prima di andarsene ha voluto dire “sì” al compagno e padre di suo figlio. Un matrimonio struggente, alla presenza dei suoi cari e delle amiche più strette, celebrato nel giorno del suo 40esimo compleanno, il 5 maggio, nell’abitazione di Sommo. Il giorno dopo, all’imbrunire, insieme al sole si è spento anche il suo sorriso. “Era serena”, dicono i familiari. La sua grinta, tratto distintivo della sua personalità anche in ambito sportivo, non è bastata a sconfiggere la malattia, tanto rara quanto spietata.

Un mese di lotta

“La diagnosi è arrivata solo un mese fa – spiega la sorella, Elisa –. Ha combattuto fino alla fine, ma non c’è stato niente da fare”. Marraffini, giocatrice di pallavolo molto conosciuta sul territorio e da vent’anni impiegata all’Anmic di Pavia (l’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili), lascia un figlio di quattro anni, Ludovico, e il marito Emmanuele Loprieno.
La notizia della sua morte ha suscitato sgomento e dolore a Sommo, dove abitava con la famiglia, e tra chi la conosceva. Cordoglio anche nel mondo della pallavolo, lasciato lo scorso anno dopo una brillante carriera, e partecipazione tra i colleghi dell’Anmic.

Il ricordo dei colleghi

Eva Marraffini lavorava da vent’anni nella sede di viale Libertà a Pavia. “Aveva cominciato in associazione con lo storico presidente Luigi Malinverni – ricorda, commosso, il presidente dell’Anmic, Angelo Achilli –. Perdiamo una instancabile paladina che ha sempre difeso con competenza e grande passione i diritti degli invalidi civili della nostra provincia”.
Sulla pagina facebook dell’Anmic la ricordano con grande riconoscenza “anche i 4000 associati pavesi, il presidente nazionale di Anmic Nazaro Pagano, il Comitato regionale e provinciale pavese, i volontari tutti e in particolare il collega Davide Riccardi, che ha passato al suo fianco due decenni indimenticabili, e Dario Montagna”.
Incredulità tra gli associati, che ricordano Eva Marraffini come una persona sensibile e attenta alle problematiche delle persone in difficoltà. “Sono scioccato e addolorato, ha sempre aiutato i miei genitori da 15 anni”, dice Cristian. “È il momento del dolore – aggiunge Achilli –, ma il suo esempio ci spinge a seguire ancora di più la strada della dedizione ai bisogni dei più fragili. Aveva una pazienza proverbiale e grande competenza, che in poco tempo l’avevano resa una colonna portante dell’associazione e di tante iniziative portate avanti negli anni”.

Le nozze in casa

Eva Marraffini aveva scoperto la malattia i primi giorni di aprile. Non si era abbattuta e con l’aiuto dei medici aveva provato a reagire tentando alcune terapie. Ma il cancro, una forma molto rara e aggressiva, non le ha lasciato nemmeno il tempo di lottare. “Aveva un carattere molto grintoso, tirava fuori questo aspetto sia sul campo da volley che nella vita”, dice chi la conosceva. Negli ultimi giorni della sua vita, quando ha capito che non poteva sconfiggere la malattia, Eva ha chiesto di poter tornare a casa e sposare il compagno di una vita e il padre di suo figlio. “Ci teneva tantissimo”, dicono i familiari. E alla fine ha avuto il ultimo regalo.