La 45enne fece arrestare la banda che l’aveva violentata e fatta prostituire. Sola e malata non ha i soldi per curarsi, appello dell’associazione invalidi A.N.M.I.C.
Di Maria Fiore
Da “La Provincia Pavese” dell’8 ottobre 2019
PAVIA. La sua denuncia, quasi vent’anni fa portò all’arresto di decine di persone. Lo Stato ha potuto contare sulla sua collaborazione, ma Adelina Sejdini, 45 anni, sequestrata, violentata e venduta come schiava del sesso, ha fatto anche di più, diventanto una testimonial e trascorrendo gli ultimi ani della sua vita a togliere dalla strada le donne vittime, come lei, del racket della prostituzione. Dopo essersi liberata della catena dei protettori, oggi lotta contro un tumore al seno. Ma non ha i soldi per curarsi. E l’A.N.M.I.C. (l’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili) chiede che, oltre ai benefici economici che le spettano, le venga riconosciuta la cittadinanza italiana.
“SANARE UN’INGIUSTIZIA”. Nata in Albania ma con origini greche, Adelina è tuttora formalmente apolide, quindi senza una cittadinanza. Vive con una pensione di 285 euro al mese, ospite di una stanza a Pavia messa a disposizione della curia. Le è stata riconosciuta l’invalidità, ma non l’indennità di accompagnamento che le permetterebbe di avere qualche beneficio in più. L’A.N.M.I.C. di Pavia ha preso a cuore il suo caso (La donna è stata seguita prima da altre associazioni). “La solitudine in cui questa donna è stata lasciata è un’ingiustizia, anche alla luce della sua vita e del suo impegno – dice Achilli, Presidente Provinciale -. Con la sua collaborazione è stata sgominata una banda che aveva ramificazioni in Italia e in Albania, ma oggi Adelina non ha nemmeno i soldi per le terapie. Scriveremo al prefetto e al Presidente della Repubblica, per farle ottenere la cittadinanza come giusto riconoscimento”.
L’ITER. Ma la cittadinanza è legata anche ad altri benefici. “Con lo status di apolide non ha potuto nemmeno fare domanda per il reddito di cittadinanza – spiega Achilli -. Le sue condizioni di salute, peraltro, on consentono di lavorare, perchè è invalida al 100%. Ovviamente l’altra strada è lavorare per farle ottenere l’indennità di accompagnamento, che è stata rigettata. Ora con la pensione di invalidità di 9 euro al giorno deve acquistare anche gli integratori che costano molto”.
UNA VITA DIGNITOSA. Il 26 ottobre, peraltro, le scade anche la tessera sanitaria. “E quindi – spiega Adelina Aejdini dal suo letto di ospedale dove si sta sottoponendo a pesanti cicli di chiemioterapia – dovrò pagare anche altri farmaci. Per l’accompagnamento si può fare ricorso, ma ci vuole tempo, mesi, per avere una risposta. Ed io non ho tempo. Ho un tumore in fase avanzata. Chiedo solo di poter vivere ciò che mi resta da cittadina degno di questo Paese, non da disperata. Devo comunque ringraziare le tante persone che mi stanno aiutando, anche con gesti individuali, a cominciare dai medici del San Matteo che si stanno prodigando per curarmi.